Home Biografia Spiritualità Preghiere Eventi Immagini Contatti

 

 

Inni al venerabile Domenico Blasucci

 

 

«Cantate inni al Signore con la cetra,

con la cetra e al suono di strumenti a corde;

con le trombe e al suono del corno

acclamate davanti al re, il Signore» (Sal 98,5–6).

 

Ascolta l’Inno e visiona il video

 

Scarica il testo dell’Inno in formato pdf

 

Scarica lo spartito dell’Inno in formato pdf

 

Scarica l’audio dell’Inno in formato zip/mp3

 

Noi ci prostriamo supplici

al tuo cospetto in gloria,

le tue virtù imitabili

abbiano tal vittoria

che sia il furor di Satana

lontan dal nostro cuor.

 

Ritornello:      O gran Venerabile

                        nel gaudio fraterno

            cantiamo all’Eterno

                        che da suo tesor

             ti dia quella gloria,

                        che meriti in cielo,

                        perché il suo Vangelo

            diffonda l’amor.

 

Vogliamo sempre assidui

gli esempi tuoi imitare

di preci tanto fervide,

che con fe’ singolare

avesti allor d’autentico

levita pien d’ardor.

 

                        Ritornello.

 

Come il futuro spirito

con i severi studi

formavi te per vivere

per fare poi da scudi

contro chi il ben perseguita

ed il suo Redentor.

 

                        Ritornello.

 

Ruvo del Monte origini

ti diede, dove sola

la madre in pianto e povera

lasciasti andando a scuola

dell’alta Materdomini

tra il verde degli allor.

 

                        Ritornello.

 

A Deliceto subito

poi andasti, e qui Gerardo

ti offrì l’esempio mistico

per tagliar quel traguardo,

che fu promesso ai docili

del verbo del Signor.

 

                        Ritornello.

 

Quindi spossato e debole

nel lavor sottomesso,

un morbo ancora giovane

venten ti die’ il possesso

del paradiso, a merito

di chi piamente muor.

 

                        Ritornello.

 

Pasquale Di Fronzo*

 

* Presbitero della Diocesi di Avellino.

______________________________

Il testo dell’Inno è stato pubblicato in:

 

Pasquale Di Fronzo

RITMI

15 ANNI CON LA MUSA

Volume terzo

Grappone Tipografia–Litografia

Mercogliano (AV) – 2010

Pag. 133 e 134.

 

 

 

 

In omaggio al venerabile Domenico Blasucci

 

Il testo del nuovo Inno al venerabile Domenico Blasucci1 è stato scritto dal sacerdote diocesano don Pasquale Di Fronzo di Mirabella Eclano, in provincia d’Avellino, in occasione del 100° anniversario della proclamazione di Venerabilità del giovane redentorista, avvenuta con Decreto del papa san Pio X (1906 – 23 maggio – 2006). È costituito da sei strofe con sei versi in cui sono accennati alcuni dettagli della vita del Venerabile e da un ritornello con otto versi, che segue ogni strofa, in cui s’invoca dal Signore la gloria del cielo per il Venerabile.

           

Lo spartito è stato composto dal maestro Dino Rigillo di Ginestra, in provincia di Potenza, a maggio 2014. È costituito da uno schema melodico che intona tutte le strofe e da un altro che intona il ritornello.

           

La voce solista è di Davide Marra, organista del Coro Parrocchiale Venerabile Domenico Blasucci di Ruvo del Monte. Le voci maschili e femminili appartengono ai componenti del predetto Coro, costituito in ordine alfabetico da: Piero Ciampa, Roberto Di Napoli, Giuseppe Ferrieri, Michele Metallo, Carmela Cicoria, Gaetanina Maria Gentile, Caterina Muccioli, Maria Teresa Simone e Michela Vodola.

 

È stato presentato ai Fedeli nella Chiesa Parrocchiale di Santa Maria Assunta a Ruvo del Monte da don Gerardo Gugliotta, parroco, e da Michele Donato Grieco, presidente parrocchiale dellAzione Cattolica, venerdì 23 maggio 2014, nel corso della Solenne celebrazione Eucaristica delle ore 18:00, in occasione del 108° anniversario della proclamazione di Venerabilità dello Studente redentorista.

 

L’incisione è stata effettuata nello studio privato dello stesso Rigillo, nelle ore serali di giovedì 28 maggio e martedì 2 giugno 2015, che oltre a suonare la chitarra, il basso e le tastiere ha curato anche la registrazione ed il mixaggio.

           

L’audio dell’Inno è stato arricchito da un video a giugno 2015. La selezione delle cinquantadue immagini fotografiche corredate dalle didascalie, oltre ai titoli di coda, è stata curata da Michele Donato Grieco ed il video musicale, della durata di sei minuti e quarantasette secondi, è stato realizzato da Giuseppe Ferrieri.

 

È stato presentato ai Fedeli nella Chiesa Parrocchiale di Santa Maria Assunta a Ruvo del Monte da don Gerardo Gugliotta e da Michele Donato Grieco e la successiva duplice proiezione è stata effettuata, nel corso della celebrazione Eucaristica vespertina delle ore 18:30, da Enrico Silvestre venerdì 14 agosto 2015, vigilia della Solennità della Titolare della Parrocchia, tanto amata, contemplata e venerata dal venerabile Domenico Blasucci.

 

Tutti, con la disponibilità e lentusiasmo, hanno generosamente e gratuitamente donato il tempo, lenergia e la fantasia, esprimendo lamore e la vera devozione al venerabile Domenico Blasucci. L’Amministrazione comunale di Ruvo del Monte ha sostenuto la proiezione del video nella Chiesa parrocchiale, realizzando i manifesti ed i volantini informativi elaborati da Giuseppe Santomenna.

 

Michele Donato Grieco

 

______________________

 

1 Un inno al venerabile Domenico Blasucci in lingua francese, che in seguito è stato tradotto anche in olandese, è stato realizzato nei secoli scorsi. Si cantava nelle case redentoriste d’oltralpe, nel giorno in cui si commemora la morte del Venerabile. Lo scrive padre Antonio Di Coste, d. SS. R. Cons. Gen., a pag. 343 nel suo volume Un giglio olezzante della famiglia redentorista ossia il Ven. Domenico Blasucci, Redentoristi S. Alfonso, Via Merulana ROMA, (123), Soc. Tip. A. Macioce & Pisani, Isola del Liri (Frosinone), 1932.

 

 

c dc d

 

PARROCCHIA SANTA MARIA ASSUNTA
Ruvo del Monte (Potenza)

 

 

Solenne memoria della firma del Decreto di Venerabilità

del Servo di Dio Domenico Blasucci da parte del papa san Pio X

 

Omelia del sacerdote don Gerardo Gugliotta

Chiesa parrocchiale di Santa Maria Assunta – Ruvo del Monte

Venerdì 23 maggio 2014 – ore 18:00

 

 

Carissimi fratelli e sorelle,

questa sera siamo convenuti così numerosi, e di questo vi ringrazio tutti, per celebrare l’Eucaristia, memoriale del sacrificio di Gesù Cristo nostro Signore, morto e risorto per la redenzione umana, per onorare, in questo mese di maggio, Maria Sua Santissima Madre e per ricordare, solennemente, il venerabile Domenico Blasucci, nel giorno in cui ricorre il 108° anniversario della firma del Decreto di Venerabilità da parte del papa san Pio X.

Celebriamo con grande gioia questa memoria dal 2006, anno in cui abbiamo ricordato il 1° centenario della sua proclamazione a Venerabile, che da qualche anno è preceduta da un “Triduo di preghiera e riflessione”. Del Venerabile abbiamo un bellissimo dipinto ad olio affisso sul pilastro all’ingresso di questa Chiesa che, ogni giorno, accoglie le preghiere dei suoi devoti per presentarle, quale nostro intercessore, al Padre celeste. Approfondiamo, dunque, la conoscenza del nostro concittadino, che per molti di voi è un corregionale.

         Domenico Blasucci nasce a Ruvo del Monte il 5 marzo 1732  in quello che oggi è il centro storico di questo Comune, allocato in quel tempo nel Regno di Napoli; è battezzato in questa Chiesa l’indomani. I suoi genitori sono Nicola e Maria Antonia Carnevale. La pia famiglia, composta da dieci figli, era povera ma ricca di onestà e laboriosità. A pochi mesi di vita è in grave pericolo di morte, quando ci fu un intervento miracoloso da parte di san Francesco Saverio, di cui la mamma era molto devota.

Rimasto orfano di padre, all’età di tre anni, fu educato dalla madre, sostenuta dall’opera di alcuni sacerdoti presenti in famiglia e nella comunità. Dotato di ottime capacità intellettive compì gli studi elementari del tempo, grammatica e lettere. Adolescente, frequentò prima i missionari di san Francesco d’Assisi, presenti a Ruvo nel Convento di sant’Antonio, poi ascoltò quelli di san Vincenzo de Paoli ivi giunti nel giugno 1748 per la predicazione.

Avvertendo i primi segni vocazionali, chiese di entrare rispettivamente nei loro Ordini religiosi, ma si dovette arrendere dinanzi al problema economico ed al parere contrario della madre. Nel contempo, si dedicava anche all’agricoltura, con il fratello Giuseppe che poco sopportava “lo studentello chiesa e scuola”.

Superati, poi, i problemi burocratici e le sofferenze interiori per il distacco dalla famiglia, all’età di oltre diciassette anni e mezzo, attuò la sua grande aspirazione di consacrare appieno la sua vita al Signore, giungendo nella Comunità di Ciorani, in provincia di Salerno, il 24 dicembre 1749, per compiere il noviziato nella Congregazione del SS. Redentore. Fu accolto dallo stesso fondatore del novello Istituto religioso: sant’Alfonso Maria de Liguori.

Con un assoluto e dignitoso abbandono in Dio e l’infinita fiducia nella Madonna, iniziava l’itinerario per le quattro Comunità redentoriste allora esistenti: Ciorani e Pagani in provincia di Salerno, Deliceto in provincia di Foggia e Materdomini di Caposele in provincia di Avellino.

Animato da un autentico spirito missionario, fu tutto dedito agli studi dove “fra gli altri confratelli di Noviziato fu come sole fra le stelle, eclissò tutti”, così come fu incline alla preghiera, all’evangelizzazione, alla catechesi ed alla carità, suscitando conversioni, conciliazioni, letizia e speranza. Dovunque, dai superiori, dai confratelli e dal popolo, fu amato e ricercato, riconosciuto ed acclamato “un Santo che si poteva canonizzare vivo”, definito “il San Stanislao Kostka” o “il redivivo San Luigi Gonzaga” ed indicato dopo la morte come “il modello, l’idea, anzi l’anima dell’Istituto redentorista”.

Iniziati gli studi teologici cominciarono a manifestarsi i primi sintomi della malattia che non lo lascerà più: la tisi.

A Deliceto, nella Comunità di Santa Maria della Consolazione, Domenico Blasucci incontra Gerardo Maiella e tra i due nacque subito una profonda e fraterna amicizia spirituale. In particolare Gerardo attraversava un momento di crisi, era “angosciato sommamente nell’interno”, in uno stato di aridità, di desolazione, di tristezza. Standosene Gerardo muto e pallido, Domenico gli chiese cosa avesse e si sentì rispondere dal confratello “sento il cuore che mi scoppia”. Domenico, allora, pregando intensamente il Signore con gli occhi verso il cielo gli tracciò un segno di croce sul petto e Gerardo riacquistò la serenità, si senti “come se non mai avesse patito cosa alcuna”. L’amicizia tra i due, da questo momento in poi, fu rinsaldata dalla promessa di recitare scambievolmente ogni giorno fino alla morte un’Ave Maria.

         Si interessò della vocazione del fratello maggiore Pietro Paolo, che entrò in Congregazione, divenne Presbitero e fu Rettore maggiore e Superiore generale dei Missionari redentoristi per ventiquattro anni, favorendo lo sviluppo con nuove regole e l’introduzione di nuove case, anche all’estero. Morto in “concetto di Santità”, è considerato il secondo fondatore dell’Istituto dopo il Santo.

L’ultima tappa della breve vita di Domenico fu la casa di Materdomini, presso Caposele, dove ritornò alla casa del Padre il 2 novembre 1752, a poco più di venti anni e mezzo, senza aver concluso gli studi in teologia.

Terminato il Processo ordinario informativo sulla vita e le guarigioni miracolose ottenute per sua intercessione, il 23 maggio 1906 fu proclamato “Venerabile” con Decreto del papa san Pio X e fu introdotta la Causa di Beatificazione e Canonizzazione presso la Sacra Congregazione per le Cause dei Santi a Roma.

I suoi resti mortali sono custoditi nella Basilica del Santuario di San Gerardo Maiella a Materdomini. Molte grazie sono ottenute per sua intercessione.

Avendo offerto esempi di ogni alta virtù eroica, i suoi superiori fecero affiggere la seguente iscrizione sotto un dipinto ad olio realizzato dopo la sua morte: “Giovanetto di una santità consumata”, consumata dall’amore sconfinato e dal servizio verso il prossimo, “si distinse in modo particolare per il suo amore alla penitenza, per la purezza di spirito, per il suo raccoglimento in Dio, per l’uniformità alla Divina Volontà, e per la sua carità ardentissima verso la SS. Eucaristia e la Beata Vergine Maria”.

È quanto mai significativo, assolutamente necessario ed urgente, il recupero del prezioso messaggio che Domenico Blasucci trasmette all’umanità ancora oggi. È il messaggio dei valori evangelici più sublimi, vissuti e testimoniati dall’incessante orazione, dalla generosa penitenza, dalla lieta povertà, dalla profonda umiltà, dall’illimitata fraternità che fa spendere se stessi per tutte le creature, di fronte ad uno scenario del mondo che ci presenta quadri raccapriccianti di egoismo e di corruzione, di sangue e di distruzione.

È quello che, oggi, abbiamo proclamato ed ascoltato nel Vangelo di Giovanni: «Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli un gli altri come io ho amato voi. Ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga; perché tutto quello che chiederete al Padre nel mio nome, ve lo conceda. Questo vi comando: che vi amiate gli uni gli altri». Sia la bella testimonianza di vita del Venerabile il faro che ci indica la via del nostro essere discepoli di Gesù Cristo.

Molto bene si inserisce la celebrazione della Memoria del venerabile Domenico Blasucci in questa Liturgia, nel Tempo di Pasqua: il giovane religioso nei rapporti umani ha incarnato il Vangelo, nella malattia ha condiviso la Passione di Gesù Cristo offrendola con umiltà al Signore, amando intensamente la Madonna, la Madre della Redenzione.

La graziosa scultura in legno dell’Immacolata che abbiamo in questa Chiesa e che un tempo si trovava nella Chiesa del Convento, con un proprio altare e la rispettiva nicchia, è quella dinanzi la quale era solito pregare il giovinetto Blasucci. Voglia l’amato Venerabile cancellare il nostro rammarico perché, dopo i primi lavori di ristrutturazione, non si è dato seguito ai lavori di completamento della Chiesa di sant’Antonio, dando precedenza ai ruderi del Convento, lasciando così incompiuti ambedue i monumenti, tanto frequentati ed amati da Domenico per i suoi ritiri!

Continuiamo ad evocare la sua Santità attraverso la Preghiera per la sua glorificazione terrena, che reciteremo tutti insieme prima della Benedizione finale, chiedendo alla Santissima Trinità che conceda anche noi fedeli di venerare, al più presto, con i titoli di Beato e Santo il venerabile Domenico Blasucci che, siamo certi, gode già in eterno, presso il Padre Onnipotente, il premio promesso dal Figlio, Gesù Cristo, agli uomini giusti.

Proprio per evocare al meglio la sua Santità, sono state tante le iniziative realizzate nel corso degli anni. Questa sera, il Coro Parrocchiale, intitolato al nostro Venerabile, presenterà un Inno a lui dedicato, prima della preghiera per la glorificazione. Il testo è stato scritto dal sacerdote diocesano don Pasquale di Fronzo di Mirabella Eclano, in provincia di Avellino, ed è stato donato a Michele Donato Grieco, che come sapete è il ricercatore ed il promotore del venerabile Domenico Blasucci, in occasione del 100° anniversario del Decreto di Venerabilità; lo spartito è stato realizzato nei giorni scorsi dal maestro Dino Rigillo di Ginestra, presente tra noi con la chitarra, con la collaborazione di Davide Marra, nostro organista. Vi leggo le strofe ed il ritornello, che con gaudio canteremo tutti insieme dopo il Coro, così come propongo di fare ogni terza domenica del mese durante la celebrazione della “Giornata di preghiera e riflessione in memoria del venerabile Domenico Blasucci” ed anche in altre circostanze:

1^ strofa: Noi ci prostriamo supplici / al tuo cospetto in gloria, / le tue virtù imitabili / abbiano tal vittoria / che sia il furor di Satana / lontan dal nostro cuor.

Ritornello: O gran Venerabile / nel gaudio fraterno / cantiamo all’Eterno / che da suo tesor / ti dia quella gloria, / che meriti in cielo, / perché il suo Vangelo / diffonda l’amor.

2^ strofa: Vogliamo sempre assidui / gli esempi tuoi imitare / di preci tanto fervide, / che con fe’ singolare / avesti allor d’autentico / levita pien d’ardor. Ritornello.

3^ strofa: Come il futuro spirito / con i severi studi / formavi te per vivere / per fare poi da scudi / contro chi il ben perseguita / ed il suo Redentor. Ritornello.

4^ strofa: Ruvo del Monte origini / ti diede, dove sola / la madre in pianto e povera / lasciasti andando a scuola / dell’alta Materdomini / tra il verde degli allor. Ritornello.

5^ strofa: A Deliceto subito / poi andasti, e qui Gerardo / ti offrì l’esempio mistico / per tagliar quel traguardo, / che fu promesso ai docili / del verbo del Signor. Ritornello.

6^ strofa: Quindi spossato e debole / nel lavor sottomesso, / un morbo ancora giovane / venten ti die’ il possesso / del paradiso, a merito / di chi piamente muor. Ritornello.

 

Visualizza il Documento originale in formato pdf

 

 

c dc d

 

 

Essere santi

(Venerabile Domenico Blasucci)

 

 

Ascolta l’Inno in formato mp3

 

Scarica il testo dell’Inno in formato pdf

 

Scarica lo spartito dell’Inno in formato pdf

 

 

    Essere santi, veramente santi

    è rendersi simili

    al Redentore,

    al Redentore divino!

 

1. Quelli che il Padre ha conosciuto

    li ha chiamati

    a essere conformi all’immagine del Figlio,

    all’immagine del Figlio.

 

2. Nei nostri corpi e nei nostri cuori

    rimane impressa, rimane impressa

    l’immagine di Cristo.

    Questa è opera dello Spirito!

 

3. Noi attendiamo il Salvatore,

   che ha il potere

   di rinnovare in noi l’immagine di Dio,

   l’immagine di Dio!

 

 

Il testo di questo inno al Venerabile Domenico Blasucci (Ruvo del Monte PZ, 5 marzo 1732 – Caposele AV, 2 novembre 1752) utilizza 4 citazioni distinte.

 

La prima è quella che troviamo nel ritornello, ed è tratta dagli scritti del Blasucci stesso: «Essere Santo, veramente Santo, e rendersi tutto simile al Redentore Divino»; adagio che può essere considerata un po’ la sintesi del vissuto cristiano inteso come «Imitatio Christi», o «Imitazione di Cristo» e che il Venerabile ha vissuto innanzitutto nella sua persona specialmente nell’accettazione della Croce e della sofferenza come via per la salvezza.

 

Le atre tre citazioni sono tratte da altrettanti passi biblici e sono: Rm 8,29–30; 2Cor 3,18; Fil 3,20–21.

 

Rm 8,29–30: «Quelli che egli da sempre ha conosciuto, li ha anche predestinati a essere conformi all’immagine del Figlio suo, perché egli sia il primogenito tra molti fratelli; quelli poi che ha predestinato, li ha anche chiamati; quelli che ha chiamato, li ha anche giustificati; quelli che ha giustificato, li ha anche glorificati».

 

In questo passo, l’apostolo Paolo espone uno dei principi fondamentali della teologia cristiana: tutto parte dalla chiamata (vocazione) di Dio (secondo –anche– le parole di Gesù in Gv 15,16: «Io ho scelto voi…»), una chiamata a un destino finale di glorificazione e che comporta la giustificazione gratuita da parte di Dio. La realizzazione di questa chiamata nel credente avviene in qualcosa che l’Apostolo definisce come “conformità all’immagine del Figlio”. In questo senso, la somiglianza a Gesù non è intesa come frutto di un impegno personale, ma come dono gratuito di Dio.

 

2Cor 3,18: «Noi tutti, a viso scoperto, riflettendo come in uno specchio la gloria del Signore, veniamo trasformati in quella medesima immagine, di gloria in gloria, secondo l’azione dello Spirito del Signore».

 

Il concetto di fondo in questa seconda citazione riprende quello di Rm 8, ma introduce alcuni elementi molto suggestivi. Innanzitutto la metafora dello specchio: l’Apostolo paragona l’esistenza umana su questa terra come un’immagine allo specchio, che mostra un riflesso della realtà, ma non è essa stessa la realtà. Tuttavia, tra la nostra vita qui sulla terra e la realtà della vita eterna non c’è solo un collegamento “ottico”, ma anzi «di gloria in gloria» veniamo trasformati dallo Spirito Santo da “immagine” a realtà, e la nostra vita da “riflesso” diviene vita vera. Questa può essere solo opera dello Spirito.

 

Fil 3,20–21: «La nostra cittadinanza è nei cieli e di là aspettiamo come salvatore il Signore Gesù Cristo, il quale trasfigurerà il nostro misero corpo per conformarlo al suo corpo glorioso, in virtù del potere che egli ha di sottomettere a sé tutte le cose».

 

In questo passo, San Paolo sottolinea un concetto molto caro a tutta la spiritualità cristiana: l’idea, cioè, che la vita presente è solo un passaggio verso una dimensione vitale più piena ed eterna. Ciò ci spinge a vivere nell’attesa fervente e gioiosa. Allo stresso tempo, l’esistenza terrena non è un attendere infruttuoso e vuoto, ma anzi diviene per il credente un processo di vera e propria trasfigurazione, di metamorfosi, se si vuole, di trasformazione, cioè, nel corpo glorioso di Cristo. Trasformazione che spesso diviene visibile, come nel caso di quei santi (San Francesco, o – più vicino a noi – San Pio) che nei loro corpi hanno mostrato in maniera sovrannaturale i segni della passione; ma come nel caso, anche, di quei santi che hanno fatto della sofferenza vissuta nei loro corpi (come nel caso di Santa Teresa di Lisieux, o di San Giovanni Paolo II, o del nostro Domenico Blasucci) una testimonianza di Cristo crocifisso e glorioso. Questa è la trasformazione operata in noi da Dio mediante il suo Spirito.

 

Padre Antonio Mario Leva,

della Comunità degli Eremiti di Cerreto

 

 

 

 

 

 

L’Inno al venerabile Domenico Blasucci Essere Santi è stato scritto e musicato da padre Antonio Mario Leva, presbitero religioso della Comunità degli Eremiti di Cerreto in Venosa, biblista, musicista, direttore della Corale Diocesana di Melfi–Rapolla–Venosa e responsabile della Commissione Diocesana di Musica Sacra.

 

L’Inno è composto da un ritornello e da tre strofe. Il ritornello riporta le parole di consacrazione al Signore, espresse dal Venerabile nel giorno della vestizione dell’abito religioso. Le successive tre strofe, scaturite dal significato intensamente spirituale della promessa fatta dal giovane religioso, sono tratte da altrettante Lettere che san Paolo apostolo scrive rispettivamente ai Romani, ai Corinzi e ai Filippesi. L’articolazione del componimento evidenzia una similitudine tra la spiritualità blasucciana e quella paolina.

 

È stato ufficialmente presentato dall’autore ai fedeli nella Chiesa Parrocchiale di Santa Maria Assunta a Ruvo del Monte, nel corso della Solenne Celebrazione Eucaristica vespertina della XXVII Domenica del Tempo Ordinario, Anno A, delle ore 17:30 di sabato 3 ottobre 2020. La funzione religiosa è stata presieduta da monsignor Ciro Fanelli, vescovo della Diocesi di Melfi–Rapolla–Venosa.

 

Il sacro evento è stato realizzato in collaborazione tra la Diocesi di Melfi–Rapolla–Venosa, la Corale Diocesana di Melfi–Rapolla–Venosa, la Parrocchia Santa Maria Assunta di Ruvo del Monte, l’Azione Cattolica Parrocchiale di Ruvo del Monte ed il sito web www.domenicoblasucci.it, con il Patrocinio dell’Amministrazione Comunale di Ruvo del Monte.

 

È stato intonato ed eseguito come Canto d’ingresso e, successivamente, tra la Preghiera dopo la comunione e la Benedizione dai seguenti componenti della Corale Diocesana: padre Antonio Mario Leva di Venosa, direttore; Michela Sasso di Melfi, organista; Mariella Evangelista di Venosa, vice direttore della Corale e membro della Commissione Diocesana di Musica Sacra, Maria Antonietta Musco di Venosa, Lorena Di Tolve di Rapolla, Concetta Scicolone di Maschito, Rosalia Costantino di Lavello, soprani; Michelina Caprarella di Melfi, Annarita Lioy di Venosa, Beatrice Asquino di Rapolla, Carmen Mongiovì di Venosa, contralti; Alfonso Cappiello di Melfi, Franco Angiulli di Atella, Tonino Savino di Melfi, tenori; Gianni Marino di Rionero, anche lui vice direttore della Corale e membro della Commissione Diocesana di Musica Sacra, Giovanni Mastrodomenico di Venosa ed Elvio Russo di Lavello, bassi.

 

La registrazione audio dell’Inno, in formato digitale Mp3 a bassa definizione, è stata curata da padre Antonio Mario, con l’ulteriore partecipazione al canto di Antonietta Dichirico di Venosa, soprano, e Federica Leva, sorella di padre Antonio Mario e direttrice dell’“Isernia Gospel Choir” di Colli a Volturno, in provincia di Isernia.

 

Il testo, lo spartito e la registrazione, che non hanno il fine di lucro, sono stati elaborati tra marzo e maggio 2020, rispettivamente nei mesi in cui ricorre la nascita e la proclamazione a Venerabile di Domenico Blasucci. Sono stati donati alla Comunità di Ruvo del Monte, con l’auspicio di far conoscere la figura del Venerabile.

Michele Donato Grieco

 

 

 

La locandina dellevento, ideata e realizzata da Michele Donato Grieco.

 

 

Si riporta la descrizione dettagliata dell’evento, scritta da Giuseppe Santomenna. Il testo, arricchito da tante foto dello stesso autore, è tratto dalle Cronache del Bimestre del Notiziario Ruvese, Bimestrale di Informazione di Vita Amministrativa e Cittadina, Periodico Indipendente del Comune di Ruvo del Monte, Reg. Tribunale di Melfi N. 1 del 25.3.1999, Anno XXV – N. 5 – Settembre/Ottobre 2020, Pannisco Stampa S.a.s., Calitri (AV), pag. 34, 35, 36, 37, 38, 39, 40, 41 , 42, 43, 44, 45, 46, 47, 48.

 

LA CORALE DIOCESANA IN SCENA ALLA CHIESA MADRE

PER LA PRESENTAZIONE DELL’INNO IN ONORE

DEL VENERABILE DOMENICO BLASUCCI

 

“Dopo essermi consultato con Michele Donato [Grieco], che conosce già il mio progetto ed aver avuto il suo parere favorevole, vi comunico ufficialmente che sto componendo un nuovo inno al venerabile Domenico Blasucci. La base della mia ispirazione per la stesura del testo e dello spartito sono i bellissimi pensieri spirituali scritti dal Venerabile, del quale, come sapete, sono devoto perché ne ammiro tantissimo la sua vita”. È quanto affermava padre Antonio Mario Leva, della Comunità degli Eremiti di Cerreto di Venosa, nella serata di domenica 14 ottobre 2018, al termine di un Incontro di formazione cittadina dal titolo”Il Canto e la Musica nella Liturgia”, organizzato dall’Azione Cattolica Parrocchiale di Ruvo del Monte e svoltosi nella Chiesa Parrocchiale di Santa Maria Assunta. Al suo annuncio, i partecipanti all’incontro si sono alzati in piedi ed hanno manifestato il loro compiacimento con un lunghissimo e fragoroso applauso (Dal Notiziario Ruvese, Anno XXIII – N. 5 – Settembre/Ottobre 2018). Il progetto del giovane monaco, musicista e biblista nonché incaricato diocesano per la Musica Sacra, Direttore dell’Ufficio Liturgico Diocesano e Referente Diocesano per l’Apostolato Biblico, si è concretizzato nel primo semestre di quest’anno, nel periodo di confinamento o di blocco causato dalla pandemia da COVID–19, conosciuto con l’anglicismo lockdown, marzo–maggio 2020. Padre Antonio Mario, dopo aver composto il testo e la musica del nuovo “Inno al Venerabile Domenico Blasucci”, lo ha inciso con una parte dei componenti della “Corale Diocesana”, di cui ne è il direttore. Al termine di questo nobile lavoro, nel mese di luglio, il religioso ne ha informato Michele Donato Grieco che, da un trentennio, si occupa della valorizzazione del nostro grande Venerabile, della diffusione della sua meravigliosa figura e della divulgazione del suo culto, estrapolandoli da quell’ingiusto oblio in cui erano miseramente caduti nel dopo terremoto del 1980, soprattutto attraverso l’istituzione del sito www.domenicoblasucci.it, preziosissimo scrigno, che ha ideato e fondato e che cura e sostiene economicamente.

Il nostro concittadino, prontamente, ha riferito con grande entusiasmo la notizia al parroco, don Gerardo Gugliotta, proponendogli di presentare ufficialmente l’Inno nel corso di una Solenne Celebrazione Eucaristica presieduta dal vescovo della nostra Diocesi di Melfi–Rapolla–Venosa, monsignor Ciro Fanelli; ha proposto, altresì che la celebrazione si svolgesse, possibilmente, in piazza Ungheria nel mese d’agosto, come per la Solennità di San Donato Martire, considerato il grande rientro in loco di tanti emigrati, con il seguito di una piccola festa. All’assenso del Parroco ad organizzare una cerimonia in onore del nostro Venerabile, Michele Donato ha riunito in sessione straordinaria i soci dell’Azione Cattolica Parrocchiale, che ha fondato e che presiede, per pianificare l’evento e, martedì 28 luglio, si è recato dall’Ordinario diocesano per proporgli la suddetta iniziativa. Nello studio dell’Episcopio di Melfi, mons. Ciro e Michele Donato per un’oretta, con inizio alle ore 17:30, hanno definito i dettagli della suddetta cerimonia in onore del nostro Venerabile. Per una serie di coincidenze che hanno coinvolto il Vescovo ed i componenti della Corale, la presentazione dell’Inno non si è potuta svolgere nel mese d’agosto e né in quello di settembre, quando il clima a Ruvo è ancora clemente, ma soltanto ad ottobre, dovendo pertanto predisporre la celebrazione al chiuso.

Dopo tanta attesa, tanti preparativi e tanta preoccupazione per l’aumento dei casi di positività al Coronavirus, in questo periodo anche nella nostra zona e, quindi, sulla possibilità o meno di dar luogo alla manifestazione, il fatidico giorno, finalmente, è arrivato. La Solenne Celebrazione Eucaristica con la Presentazione Ufficiale dell’Inno “Essere santi” in onore del Venerabile Domenico Blasucci, studente professo della Congregazione del SS. Redentore, si è svolta sabato 3 ottobre 2020. Il sacro evento è stato preparato in collaborazione tra la Diocesi di Melfi–Rapolla–Venosa, la Corale Diocesana di Melfi–Rapolla–Venosa, la Parrocchia Santa Maria Assunta di Ruvo del Monte, l’Azione Cattolica Parrocchiale di Ruvo del Monte ed il sito web www.domenicoblasucci.it, con il Patrocinio dell’Amministrazione Comunale di Ruvo del Monte, chiesto ed ottenuto da padre Antonio Mario.

Alle ore 16:45 è iniziato il lungo scampanio solenne, che un tempo era detto “a gloria”, per annunciare e richiamare i fedeli al sacro rito. Tutti, entrando in Chiesa, si sono fermati a pregare davanti al quadro del Venerabile, affisso al primo pilastro, che per l’occasione è stato arricchito di un’ulteriore sontuosa composizione floreale addobbata con un elegante drappo rosso, offerta dai devoti Maria Ferrieri e da suo figlio Michele Donato, confezionata da “Stella Alpina Service Soc. coop.” di Ruvo. Alle ore 17:30, con una perfetta puntualità svizzera, l’organista della Corale Diocesana, che ha eseguito anche i canti liturgici della celebrazione, ha iniziato ad intonare il canto d’ingresso con le note dell’Inno al Venerabile Domenico Blasucci, al quale è seguito dai coristi, allocati davanti all’ambone, l’esecuzione del ritornello e delle tre successive strofe:

“Essere santi, veramente santi / e rendersi simili / al Redentore, / al Redentore divino! / 1. Quelli che il Padre ha conosciuto / li ha chiamati / a essere conformi all’immagine del Figlio, / all’immagine del Figlio. / 2. Nei nostri corpi e nei nostri cuori / rimane impressa, rimane impressa / l’immagine di Cristo. / Questa è opera dello Spirito! / 3. Noi attendiamo il Salvatore, / che ha il potere / di rinnovare in noi l’immagine di Dio, / l’immagine di Dio!”.

Mentre tutti, per la prima volta, ascoltavano l’Inno, rimanendone incantati e rabbrividiti dall’emozione, dalla sacrestia partiva la processione, che attraversava una metà della navata secondaria per immettersi in quella centrale e giungere al presbiterio, così composta: tre chierichetti della nostra Parrocchia, appartenenti al Gruppo Ministranti “Venerabile Domenico Blasucci”, Simone Rubino, Ferdinando Sacino e Walter Stia; due diaconi permanenti della nostra Diocesi, Gennaro Dino di Venosa e Franco Dintrono di Atella ed un terzo diacono che prossimamente sarà ordinato presbitero, dell’Arcidiocesi di Sant’Angelo dei Lombardi–Conza–Nusco–Bisaccia, padre Gerardo Giordano della Comunità redentorista di Materdomini di Caposele, in provincia di Avellino, luogo in cui il venerabile Blasucci ha trascorso l’ultimo periodo della sua vita ed è morto e luogo in cui riposano le sue reliquie in una tomba monumentale; quattro presbiteri della nostra Diocesi, il parroco di Ruvo, don Gerardo Gugliotta, l’amministratore parrocchiale di Pescopagano e Direttore dell’Ufficio Diocesano per la Pastorale della Salute, don Biagio Intana, l’amministratore parrocchiale di San Fele, don Michele Del Cogliano, Incaricato Diocesano per la Promozione e il Sostegno Economico, padre Antonio Mario Leva della Comunità degli Eremiti di Cerreto di Venosa, che non ha preso posto nel presbiterio ma nelle immediate vicinanze per dirigere la Corale, ed un quinto presbitero, anche lui dell’Arcidiocesi di Sant’Angelo dei Lombardi–Conza–Nusco–Bisaccia, padre Sabatino Maiorano della Comunità redentorista di Materdomini di Caposele e già docente e preside della facoltà di teologia morale presso la Pontificia Accademia Alfonsiana di Roma; un cerimoniere della nostra Diocesi, Samuè Francesco Pio Cripezzi di Ripacandida, studente del 6° anno al Seminario Maggiore Interdiocesano di Basilicata; un celebrante presidente, ossia il vescovo della nostra Diocesi, mons. Ciro Fanelli.

Non ha più concelebrato, per un impedimento improvviso, l’arcivescovo emerito di Brindisi–Ostuni, mons. Rocco Talucci, condiocesano di Venosa. È stato invece presente, ma non ha concelebrato, il rettore del Santuario di Pierno di San Fele e Direttore della Casa di Spiritualità “S. Guglielmo”, il presbitero regolare padre Alberto di Teresa Benedeta della Croce. È stato presente, altresì, l’animatore spirituale del Centro Biblico “San Salvatore” della località Difesa di San Fele, il religioso fratel Enzo Riva. Anche don Antonio Ciampa di origini ruvesi, che circa due anni non viene più a Ruvo da Salerno per motivi di salute, era fortemente tentato di prendere parte a questa concelebrazione e nel corso di una telefonata a Michele Donato ha riferito che si sarebbe unito in comunione di preghiera in concomitanza con la celebrazione di Ruvo. Dopo i Riti introduttivi, i saluti del Vescovo, l’Atto penitenziale ed il Canto di lode a Dio, il “Gloria”, ha avuto inizio la Celebrazione della Parola. La Prima lettura biblica è stata proclamata da Giuseppe Ferrieri; il Salmo responsoriale è stato intonato dall’organista, cantato nel ritornello da tutti i componenti della Corale e cantato da solista, nelle strofe, da Gianni Marino; la Seconda lettura e l’Acclamazione al Vangelo sono stati proclamati da Michele Donato Grieco; il Vangelo è stato proclamato dal diacono Franco Dintrono, che all’inizio della liturgia ha intronizzato la Parola di Dio all’ambone. La funzione di turiferario principale l’ha compiuta il diacono Gennaro Duino, che ha anche incensato il Presidente della celebrazione eucaristica e l’assemblea dei fedeli, con il ministrante Simone Rubino.

È seguita l’Omelia a “braccio” del vescovo, monsignor Ciro Fanelli, che riportiamo in forma rivista e corretta trascritta sulla carta intestata con il suo stemma, sul quale ha apposto la sua firma ed il suo sigillo ad inchiostro e del quale documento ne ha fatto dono a Michele Donato:

1.    La Parola di Dio, che è stata proclamata in questa liturgia (XXVII domenica del tempo ordinario – A), è un dono di luce che, da una parte, ci fa cogliere in tutta la sua bellezza il valore della vita del Venerabile Domenico Blasucci, e, dall’altra, ci aiuta ad evidenziare il significato profondo della vita battesimale nel mistero di Cristo e della Chiesa.

Nella nostra Diocesi, alla luce del nuovo piano pastorale, a partire da quest’anno, inizieremo a riflettere sul Sacramento del Battesimo. Con questa scelta pastorale nel corso di un triennio saremo chiamati a riscoprire il Sacramento del Battesimo per viverne le esigenze con maggiore radicalità al fine di rinnovare le nostre comunità parrocchiali così da essere sempre di più “Chiesa in uscita”, come ci invita ad essere Papa Francesco, ovvero a diventare Chiesa missionaria, che sa portare a tutti e ovunque la gioia del Vangelo (Cfr. Papa Francesco, Messaggio per la giornata missionaria mondiale 2020).

2.    La Liturgia della Parola, oggi, volendo rinsaldare maggiormente il nostro legame con il mistero di Cristo e della Chiesa, pone dinanzi alla nostra attenzione un’immagine molto cara alla teologia biblica, un’immagine che nel libro del Profeta Isaia ha un posto importantissimo: la vigna (cfr. Is 5,1-7). Il popolo di Israele è la vigna del Signore; ma questa vigna non sempre ha portato frutti: frutti buoni, frutti di rettitudine e di santità.

Nel brano del Vangelo, che ci è stato proclamato, anche Gesù parla della vigna, ne parla in maniera parabolica: la vigna è il nuovo Israele, la Chiesa; Gesù ne parla in maniera simbolica anche nel Vangelo di Giovanni, quando al capitolo 15 afferma che la vera vite è Lui e noi ne siamo i tralci. E sempre nella prospettiva dell’evangelista Giovanni, Gesù fa riferimento anche ai frutti (Cfr. Gv 15,16). “Il tralcio che rimane unito alla vite porta”, dice Gesù, “molto frutto” (cfr. Gv 15, 1-2). Il tralcio, invece, che non è unito alla vite non porta nessun frutto ed è destinato ad essere gettato via e ad essere bruciato.

Anche l’apostolo Paolo, nella lettera ai Galati, evoca un frutto che i discepoli di Gesù sono chiamati a portare; questo frutto è molteplice, è il frutto dello Spirito (cfr. Gal 5, 22), e Paolo, al capitolo quinto della lettera ai Galati, mostra come là dove opera lo Spirito genera una molteplicità di atteggiamenti che hanno la forza di trasformare la comunità, le relazioni e dare vigore all’annunzio del Vangelo. La vigna che Dio Padre, nella sua grande misericordia, ha piantato nel cuore della storia è dunque la Chiesa, la comunità dei discepoli–missionari (Cfr. Papa Francesco, Evangelii Gaudium, n. 24).

3.    Questa vigna deve arricchirsi di grappoli gustosi, che sono i battezzati. La vita dei battezzati è chiamata a fruttificare non solo con frutti gradevoli all’occhio, ma soprattutto buoni per il palato, affinché il mondo possa vedere e possa credere (cfr. Mt 5, 16 e Gv17, 21). Il mondo, infatti, deve poter gustare la bellezza e la bontà del Vangelo attraverso la vita dei cristiani.

La fedeltà al Vangelo e la coerenza ai dettami della coscienza costituiscono il nucleo della santità. La santità è sicuramente un traguardo, ma è soprattutto una vocazione, cioè un dono di grazia che il Signore dà ad ogni battezzato mediante il Sacramento della rinascita, attraverso il quale con certezza può progredire sulla via buona del Vangelo.

Ma qual è in sintesi il frutto succulento, che il Signore si attende dalla vita cristiana, e che il mondo invoca da ogni battezzato in quanto discepolo di Gesù? Lo possiamo sintetizzare in una parola che, nella logica di Gesù, racchiude sia la sua esistenza terrena e sia la sua missione salvifica: l’amore.

Nella logica di Gesù è l’amore che spiega anche questa grande pazienza di Dio Padre nei confronti di Israele e dell’umanità, tanto da giungere ad inviare il proprio Figlio (cfr. Mt 21,33–43). L’amore di Dio è Misericordia (cfr. Ef 2, 4–5). Questo amore è anche la vita stessa di Dio dentro di noi.

Ecco che cosa il Signore si attende da noi: Egli desidera che ci nutriamo di questo amore, che viviamo di questo amore e che esso diventi lo stile della nostra vita (cfr. 1 Gv 4, 20–21). Il Battesimo è la sorgente di questa grazia di vita nuova ed è la forma con cui modellare il nostro agire (Cfr. Catechismo della Chiesa Cattolica, nn. 1265-1268).

4.    L’odierna celebrazione opportunamente contestualizzata nell’orizzonte simbolico di questo mese di ottobre riceve maggiore luce dai significativi eventi in esso racchiusi: ottobre è infatti il mese in cui veneriamo san Gerardo Maiella, legato con intensa amicizia spirituale al Blasucci, ed è il mese nel quale celebriamo la natura missionaria della Chiesa e l’impegno di tutti i cristiani a vivere il Battesimo con una testimonianza di vita che abbia i colori della convinzione, della contentezza e della coerenza.

Ma voglio anche ricordare il dono dell’ultima lettera enciclica che il Santo Padre, qualche ora fa, ci ha donato da Assisi, dal titolo emblematico: “Fratelli tutti”.

Ecco che cosa significa vivere in Cristo per amore, con amore e nell’amore: portare come cristiani, fuori dalle nostre sacrestie, fuori dai nostri saloni parrocchiali, fuori dalle nostre aule liturgiche, questo stile di fraternità.

Se il battezzato non diventa tessitore di fraternità, chi lo potrà fare? Se il battezzato non è il primo a seminare fraternità, chi potrà seminare la fraternità in maniera disinteressata e senza stancarsi in un mondo sfigurato dall’indifferenza e dall’egoismo? A questo punto potrebbero ben riecheggiare nei nostri cuori le parole del Signore ad Isaia: “Chi manderò?”. La risposta convinta e gioiosa di ogni battezzato dovrebbe essere come quella del profeta: “Eccomi, manda me! (Is 6,8)”.

5.    Seminare fraternità significa mettere in circolo la stima reciproca, diffondere rispetto verso tutti, promuovere il dialogo, favorire l’inclusione, superare le indifferenze, vivere riconciliati. Questo è il senso della recente enciclica di Papa Francesco, “Fratelli tutti”. Anche in questa circostanza, con questa enciclica, il Santo Padre ci ricorda che l’unità deve prevalere sul conflitto, su ogni conflitto, su tutti i conflitti, a tutti i livelli, intra ecclesiali ed extra ecclesiali (cfr. Papa Francesco, Evangelii Gaudium, n. 226).

Anche la società civile deve sentirsi impegnata a camminare su questi sentieri, altrimenti essa svilisce quella originaria vocazione tesa a raccogliere le differenze, a tutelarle e a convogliarle in armonia in vista della realizzazione del bene comune. Questo è l’impegno di tutti, al di là delle appartenenze ideologiche, culturali, sociali e politiche: la costruzione di una comunità di fratelli. Quest’opera è l’unico modo per superare il male oscuro e letale dell’indifferenza.

6.    Domenico Blasucci, questo piccolo ragazzo lucano di Ruvo Del Monte, affascinato da Gesù e dal modo in cui i Padri Redentoristi di quel tempo vivevano la fedeltà al Vangelo, incarna alcuni valori umani e cristiani che possono affascinare anche oggi, soprattutto i giovani. Innanzitutto egli comprende che il senso della vita non sta né nell’arricchirsi, né nel dominare sugli altri e neppure nel vivere come se Dio non esistesse. Scelta bella, ma non facile, neppure per il Ven. Domenico Blasucci.

Se oggi può sembrare realizzazione l’arricchimento materiale e soprattutto economico, immaginiamo al tempo del Venerabile Blasucci, dove la povertà e la miseria schiacciavano intere popolazioni. Se oggi può essere un punto di vanto la cultura, il potere culturale, immaginiamo al tempo del Venerabile Blasucci, dove l’analfabetismo teneva soggiogati i più poveri. Il Ven. Domenico Blasucci è stato capace di discernere e di decidersi per ciò che veramente vale allontanando dal suo cuore ciò che, in modo apparente e fatuo, brillava davanti ai suoi occhi come valore ingannevole e vuoto. Il Ven. Domenico Blasucci ha saputo soprattutto scegliere, come valore ordinante di tutta la sua vita, la chiamata alla santità superando ogni tentazione contro la fede. “Voglio farmi santo; voglio farmi santo”, era il suo semplice ma ricco programma di vita. Da qui anche il titolo dell’inno liturgico, che per la circostanza è stato composto da P. Tony Leva. Infatti, al termine di questa celebrazione, P. Leva, a cui va la mia stima e gratitudine, spiegherà il senso profondo del testo che è tutto intessuto di brani del Nuovo Testamento che mostrano la santità quale dono e compito per ogni cristiano che vive la fedeltà al santo Battesimo (cfr. Papa Francesco, Gaudete et exsultate, nn. 1 e 10).

7.    La chiamata alla santità! Questo ragazzo l’ha sentita forte nel suo giovane cuore come fascino, come attrazione, piuttosto che come dovere: per Blasucci la santità era la via per realizzare se stesso. Egli ha capito che la vera felicità a cui aspira il cuore di ogni persona non è nelle cose materiali o in una vita vissuta secondo i criteri della mondanità; non è nell’avere, ma è nell’essere in comunione con Cristo servendo i più poveri.

Paolo, nella lettera ai Filippesi, nel brano che abbiamo ascoltato come seconda lettura, svela i pensieri di ogni uomo che si lascia affascinare dall’incontro con Cristo e, in un certo qual modo, anche i pensieri che animavano il giovane Blasucci.

Domenico, infatti, era il giovane che non si angustiava per nulla, in ogni circostanza faceva presente a Dio le sue richieste con preghiere, suppliche, ringraziamenti e la pace di Dio custodiva il suo cuore, e la sua mente era tutta in Gesù (cfr. Fil 4,6–9).

Il Blasucci non aveva per la sua vita nessun’altra prospettiva che l’imitazione di Gesù. San Paolo, proprio all’inizio della lettera ai Filippesi, dice: “Abbiate in voi gli stessi sentimenti che furono di Cristo Gesù” (cfr. Fil 2, 1–5). Ecco chi è il battezzato: è colui che, attraverso l’esperienza meravigliosa del Battesimo, che è l’innesto definitivo nella vera vite che è Gesù, diventa una sola cosa con Lui.

8.    La Chiesa nella sua pedagogia ha sempre descritto la vita cristiana come un’imitazione della vita stessa di Gesù; questa sottolineatura appare in tutta la sua chiarezza in un documento fondamentale della Chiesa italiana sulla catechesi (CEI, Il rinnovamento della catechesi, Documento Base – 1970); in questo testo il cristiano viene presentato come colui che, attraverso la catechesi, impara a pensare come pensava Gesù, amare come amava Gesù, parlare come parlava Gesù, agire come agiva Gesù.

Coloro che incontravano i nostri due giovani amici, il Ven. Domenico Blasucci e San Gerardo Maiella, avvertivano nella loro vita l’intenso profumo di Cristo (cfr. 2 Cor 2, 15). Tutti percepivano che in questi due giovani c’era qualcosa di diverso, non di marcio o di finto, ma di vero, di autentico, di bello, perché tutto ciò che è virtù e tutto ciò che merita lode era nei loro pensieri, perché il loro cuore era pieno di cose nobili, di cose giuste, di pensieri puri, di atteggiamenti amabili, di realtà degne di onore (cfr. Fil 4,6–9). Ecco il segreto di ogni autentico cammino di santità sia agli inizi del cristianesimo, sia nel 1200, nel 1700 e sia oggi nel 2020.

In queste ore un altro modello di santità viene posto dalla Chiesa dinanzi ai nostri occhi: il volto e la vita di Carlo Acutis, un giovanissimo, che potrebbe essere posto accanto al Venerabile Domenico, non solo per la sua giovane età, ma soprattutto per lo slancio, per l’ardore, per la passione con cui era innamorato di Gesù e del Vangelo.

9.    Ma perché, oggi, sembra che nessuno si appassioni più del Vangelo? Per certi versi è difficile rispondere a questa domanda; ma nel contempo è anche molto semplice dare una risposta: forse perché noi cristiani, soprattutto adulti, con la nostra vita, creiamo un muro di contro–testimonianza tra noi e gli altri, tra noi e il Vangelo. Il mondo non vuole “maestri”, ma “testimoni”, non evangelizzatori stanchi e ansiosi, ma persone trasformate dalla forza del Vangelo (cfr. Paolo VI, Evangelii nuntiandi, n. 80).

La fede non cresce per proselitismo ma per attrazione (cfr. Papa Francesco, Evangelii Gaudium, n. 14): il Vangelo non si proclama con le parole, attraverso i documenti e i programmi; il Vangelo non si proclama attraverso le vie della mondanità.

Il Vangelo, ci ricorda il Ven. Blasucci, lo si proclama soltanto con la vita: nel silenzio, nell’umiltà, spesso anche nel nascondimento; silenzio, umiltà e nascondimento sono il “concime”, che fa crescere la vite dell’esistenza battesimale, che produce uva buona, ovvero la santità. Scoprire il valore e il significato del Battesimo, per rigenerare le nostre comunità, significa scegliere come programma di vita quello del Venerabile Domenico Blasucci: la santità. Con lui ripetiamo: “Voglio farmi santo!”

La successiva Preghiera dei fedeli è stata proclamata dal ministro dell’Eucaristia Giuseppe D’Alessio.

La Liturgia Eucaristica è stata proclamata dal vescovo, mons. Ciro Fanelli, e dai presbiteri, don Gerardo Gugliotta e padre Sabatino Maiorano.

La distribuzione della Sacra Eucaristia è stata effettuata dai diaconi permanenti Gennaro Duino e Franco Dintrono.

Il termine della Preghiera dopo la comunione, don Gerardo ha pronunciato la Preghiera per la glorificazione del venerabile Domenico Basucci, di cui ne è autore Michele Donato con l’approvazione ecclesiastica di mons. Vincenzo Cozzi vescovo di Melfi–Rapolla–Venosa; la preghiera è stata pronunciata anche da tutti i fedeli che l’hanno potuta leggere dall’immaginetta–pieghevole in carta pergamena, con la raffigurazione del Venerabile dell’artista Konrad Perathoner di Santa Cristina–Val Gardena in provincia di Bolzano, fatta realizzare in tipografia nel 2017 da Michele Donato e donata dallo stesso ai fedeli prima dell’inizio della celebrazione.

Don Gerardo, poi, ha invitato all’ambone Michele Donato che, per motivi temporali, tra i diversi messaggi che gli sono pervenuti per la celebrazione – e che sono riportati in appendice alla fine di questa cronaca – ha letto in rappresentanza di tutti il seguente, giunto su carta intestata a mezzo del servizio postale ed anticipatogli con e–mail: “Congregazione Ss. Redentore / Provincia Napoletana / Missionari Redentoristi / 84080 Ciorani (SA) / Superiore Provinciale / Prot. P 075/ 2020 / Ciorani, 1° ottobre 2020 / Pregiatissimo signor Grieco,

a motivo di un impegno precedentemente assunto, mi rincresce non poter presenziare alla cerimonia prevista sabato prossimo 3 ottobre, presso la Chiesa Parrocchiale Santa Maria Assunta in Ruvo del Monte, per la presentazione ufficiale dell’Inno “Essere santi” in onore del Venerabile Domenico Blasucci cssr.

Affido a lei l’espressione dei miei saluti più cordiali a Sua Eccellenza Mons. Ciro Fanelli, presidente della celebrazione eucaristica, come anche al compositore P. Antonio Mario Leva, alle autorità civili e religiose, e infine a tutti i presenti a questo evento.

Mi rallegra che questa circostanza ravvivi ancora una volta la memoria di questo figlio di Ruvo del Monte, Domenico Blasucci (1732-1752), che fu tra i primi fiori che la morte recise nella appena fertile aiuola della Congregazione del Santissimo Redentore.

Il Blasucci è una di quelle figure dell’agiografia cristiana alle quali si è soliti applicare la frase del libro della Sapienza: Consummatus in brevi explevit tempora multa. “Giunto in breve alla perfezione, ha compiuto una lunga carriera” (Sap 4,13). Ha bruciato le tappe, il nostro caro Venerabile, alla pari del suo amico Gerardo Maiella, con il quale suggellò la promessa dell’Ave Maria, e presso le cui spoglie riposano anche le sue in Materdomini. Ha bruciato le tappe alla pari di san Luigi Gonzaga, di san Domenico Savio, santo Stanislao Kostka e tanti altri.

Ha avvertito sin dall’infanzia il fascino della santità e ne ha seguito la scia. La conoscenza che egli ebbe dei Missionari Redentoristi fu solo l’occasione predisposta da Dio, perché egli realizzasse la sua vocazione nello stato di vita che da tempo egli aveva avvertito più confacente ai suoi talenti, ma soprattutto alla voce che il Signore gli aveva fatto risuonare nel cuore.

Da questa casa di Ciorani da cui le scrivo, casa madre dell’Istituto Redentorista, dove il Venerabile fu accolto da sant’Alfonso Maria de Liguori per l’anno di noviziato, sento di dover elevare al Signore una duplice preghiera. La prima è che la memoria del Venerabile Blasucci, che grazie a lei e ai suoi collaboratori continua ad essere viva in Ruvo del Monte, alimenti devozione e culto verso questo Redentorista, così da poterlo vedere un giorno elevato agli onori degli altari. La seconda preghiera è che questo giovane religioso, figlio della terra lucana, continui a ispirare col suo esempio e soprattutto a spronare i giovani di oggi, perché “molti scelgano come ideale di vita di servire Dio nei loro fratelli” (dal Messale Romano).

Maria Materdomini, sant’Alfonso e san Gerardo, insieme al Venerabile Domenico, impetrino per tutti noi.

Firmato p. Serafino Fiore cssr, Sup. Prov., a cui segue l’apposizione del timbro ad inchiostro”.

Michele Donato, a sua volta, ha presentato all’assemblea ed ha invitato all’ambone Cristina di Lagopesole, o Madre Cristina di Gesù Crocifisso, religiosa, poetessa, scrittrice, innologa e fondatrice del Sacro Eremo e del Santuario del Divin Crocifisso a Lagopesole, che ha testimoniato la sua devozione al Venerabile declamando il suo seguente inno:

“2 novembre / VENERABILE DOMENICO BLASUCCI (1732–1752) / redentorista

Il nostro Venerabile Domenico è uno dei “piccoli” / in cui il Signore nostro Gesù Cristo, Redentore dell’uomo, / ha fatto risplendere la potenza della sua redenzione / e la bellezza della sapienza del suo Cuore. / + Ciro Fanelli, vescovo

Venerabile Domenico Blasucci e San Gerardo Maiella: / storia d’amicizia fondata nel sostegno reciproco, / arricchita di profumata benignità e dolcezza. / Michele Donato Grieco

Da un Monte che tocca il cielo e specchia Maria1, / per scoscese rupi, erbe e fiori dal profumo inebriante, / un picciol rivo2, gioioso, saltellante, / – scatto di cielo fresco e puro sì che, a vederlo, canta il cuore, / fra ontani dalle mani oranti, / acqua viva che placa la sete, lenimento di ferite, / acqua che muta la terra in Paradiso – / scorre cantando l’inno al Nipios3 / che, dalla rupe4, lieto risponde. / E Gesù Bambino scende dalle stelle5, / il Giglio dell’Appennino, il serafico dardo di fortezza, / colui che balzò nelle braccia di Dio6, / diventa tuo fratello, profumo dell’anima: / tu e lui: angeli della vita, christodouli7, / luce ingenita8 ed enipostatica. / Insieme vi consegnaste alla Madre di Dio9, / creature scese dal cielo e in ciel tornate, / gigli sbocciati nelle mani della Vergine. / Il cuore balza lodandovi, o Santi, / l’amicizia profuma, gli occhi dolciscono, / l’anima insoavisce, l’amore si fa verità. / La vita fiorisce dall’incontro, consegna di sé all’altro, / grazia d’usignolo che canta, / incontro che fa gemmare la gioia10, / rosa sempiterna di bellezza, / felicità del camminare in due, mano nella mano, / liturgia di spazio e di tempo, eternità. / Gioisci, Ruvo, un bel Figlio ti è dato, / custodiscilo ed amalo, / perché riamato ne sei, con fresco giovanile amore. / Esulta, Redentore Divino, SS. Trinità, unico Dio! / Laetare, plena gratia, Maria, ave, / sic ad terram caelum iungitur. Alleluia! 

Come melitoto poggiato sulle labbra. / Dai Santi Angeli custodi, all’aurora. / 2 ottobre 2020. In Eremo.

 

Note 

1.   Monte Caruso (m. 1232), vicino al Monte Carmine, antico luogo di culto mariano, distante pochi chilometri da Castel Lagopesole (PZ).

2.   È la Fiumara di Atella (km. 12) che sorge da Monte Caruso (nome derivante da un asinello di nome “caruso”), scende nella Valle di Vitalba – esaltata da Giustino Fortunato – e, presso Atella, confluisce nell’Ofanto.

      Ricco di pesci dai nomi sonori – lontra, carpe, pesce persico, tinche, triotti, trote, cavedani, barbi, anguille novelle – l’Ofanto, l’antico Aufidus – cantato da Polibio, Strabone, Publio Virgilio Morone, Orazio (“Così irrompe l’Ofanto tauriforme”, Libro IV), nato nell’antica Venusia, presso cui scorre l’Ofanto – sfocia nel Mare Adriatico tra Barletta e Margherita di Savoia, arricchito dall’Olivento che nasce dal Monte Vulture.

3.   Venerabile Domenico Blasucci. Nipios: giovane, infante.

4.   Ruvo del Monte.

5.   Il riferimento è a Sant’Alfonso Maria de’ Liguori, redentorista, e al suo celebre inno “Tu scendi dalle stelle”.

6.   San Gerardo Maiella. Si racconta che, da bambino, saltò dalla finestra della sua abitazione dicendo alla madre: «Vado a farmi santo».

7.   Servi di Cristo.

8.   Innata.

9.   Il Venerabile Domenico Blasucci e San Gerardo Maiella, grandi amici nella vita, sono sepolti entrambi nel Santuario Mater Domini.

10. Ermes Ronchi, I baci non dati, Paoline, Milano 2019.

      Additamenta

      L’inno è composto da 33 versi in memoria degli anni di Gesù Cristo Redentore;

      in terzine, a lode della SS. Trinità.

      L’ultima terzina è dedicata a Maria, Madre di Dio”.

     Questo stupendo e prezioso testo è stato manoscritto su pergamena, riportante il suo emblema, da Cristina che lo ha firmato apponendo anche il monogramma in greco del suo nome, e lo ha donato a Mons. Ciro e a Michele Donato.

A questo punto della cerimonia religiosa, ha preso la parola padre Antonio Mario per commentare e spiegare il testo dell’Inno al Venerabile ai presenti. Si riportano integralmente, estratta da una registrazione audio, le sue parole: “…Non voglio approfittare della vostra pazienza, anche se un paio di cose penso sia necessarie dirle. Innanzi tutto perché e quando è nato questo Inno. Comincio a rispondere alla seconda, quando e, cioè, questo Inno è nato durante il periodo che tutti abbiamo conosciuto da marzo a maggio della chiusura, o se vogliamo del lockdown, quando tutti siamo stati costretti a stare nelle nostre case, per rallentare la diffusione del coronavirus. E allora c’era chi cantava e chi scriveva ed io ho fatto un po’ tutti e due, come il Vescovo sa bene. E in questo caso ho dato, come dire, pienezza a un desiderio che era già nato qualche anno prima e adesso spiego anche il perché di scrivere, appunto, questo Inno. Il perché nasce da una mia frequentazione proprio di Ruvo del Monte. Ruvo del Monte e qui devo nominare due persone in particolare: Michele Donato Grieco, che io ho conosciuto già negli eventi diocesani che si sono fatti sempre a Melfi e poi lui è stato diciamo un po’, essendo presidente dell’Azione Cattolica qui di Ruvo del Monte, colui che ha dato poi l’idea a don Gerardo, carissimo che anche ringrazio, di invitarmi a tenere delle conferenze. E io sono venuto qui diverse volte, volentieri anche, dicendo la verità molto volentieri e, quindi, mi sono poi anche avvicinato al Venerabile Blasucci, che già avevo avuto modo un po’ di conoscere tra le pagine del sito, domenicoblasucci.it, che come voi sapete è un sito che è in piedi già da tanti anni, quindi già l’avevo un po’ letto da quelle pagine e poi, così, l’ho conosciuto più da vicino venendo proprio qui a Ruvo. E a me sembra sempre una cosa straordinaria quando mi reco in un luogo che ha dato i natali a personaggi illustri; in questo caso è molto bello pensare che un paese non più grande del mio paese di origine, io sono molisano forse qualcuno di voi lo sa, non più grande del mio paese d’origine abbia dato i natali ad una figura così bella e così importante. E quindi, dicevo, il perché è nato proprio dalla frequentazione di questi luoghi, dalla frequentazione della figura e della spiritualità del venerabile Blasucci. Una spiritualità molto particolare, e qui arrivo all’Inno, perché è quella spiritualità che si situa in quel periodo del 1700, quindi diciottesimo secolo, che molto spesso in maniera, mi permetto di dire a volte anche un po’ “snob”, viene definito il periodo della “devotio moderna”, cioè un periodo e, quindi, diciamo in un certo senso nei circoli più chic, cattolico–chic, viene un po’ snobbato perché è una spiritualità che attinge più al cuore, che secondo appunto gli snob poco ha la spiritualità biblica.

In realtà, io mi sono accorto avvicinandomi agli scritti, appunto, e ai pensieri del venerabile Blasucci ma non solo, perché poi sono tanti i Santi specialmente nel nostro mezzogiorno basti pensare a san Gerardo o a sant’Alfonso, che appunto costellano questo preciso periodo storico che si tratta di una spiritualità, invece, molto biblica e qui arriviamo all’Inno in sé.

L’Inno è composto di un ritornello e tre strofe. Il ritornello è preso dagli scritti, dai pensieri, del venerabile Domenico Blasucci: “Essere santi, veramente santi e rendersi simili al Redentore, al Redentore divino!” Io sono partito da questo semplice pensiero, che è semplice nella formulazione ma è molto profondo nella spiritualità, per sviluppare, poi, il discorso in tre strofe, che sono tre strofe tratte dalla Sacra Scrittura. Quindi ho voluto, mediante questo procedimento appunto, sottolineare come questa spiritualità non è distante dalle radici bibliche ma, anzi, è profondamente inserita in un discorso teologico–biblico.

La prima strofa è tratta dalla Lettera ai Romani e recita: “Quelli che il Padre ha conosciuto li ha chiamati a essere conformi all’immagine del Figlio”. Questo per spiegare, appunto, questo “Essere santi, veramente santi e rendersi simili al Redentore”, che non è un atto volontaristico o uno sforzo della persona, perché se noi ci dobbiamo sforzare a essere uguali a Gesù forse ci possiamo provare ma non ci riusciremo mai, perché non siamo noi a compiere questa trasformazione ma è lo Spirito, come ci ricorda l’apostolo Paolo.

La seconda strofa, invece, viene sempre dalla, – tutte e tre sono di san Paolo – dalla Seconda Lettera ai Corinzi: “Nei nostri corpi e nei nostri cuori rimane impressa, l’immagine di Cristo. Questa è opera dello Spirito!”. Un contesto più ampio di questa citazione parla di uno specchio. Dice san Paolo: “Noi veniamo trasformati di immagine in immagine fino a diventare conformi a Cristo” ed è un’immagine molto bella perché mi hanno spiegato, a scuola, che lo specchio di cui parlava san Paolo non è come gli specchi che abbiamo noi, lisci, e che insomma sono abbastanza fedeli alla realtà, ma erano specchi ricavati da lamiere di metallo, forgiate a mano, quindi l’immagine che ne veniva fuori non era come quella nostra, in HD potremmo dire, ma era un’immagine distorta. Quindi san Paolo diceva: “Adesso noi adesso vediamo quest’immagine e ci sembra fedele, ma quando saremo trasformati sarà identica a quella di Cristo”.

L’ultima strofa è tratta dalla Lettera ai Filippesi, di cui stasera abbiamo letto anche un brano nella seconda lettura, che dice: “Noi attendiamo il Salvatore, che ha il potere di rinnovare in noi l’immagine di Dio”. Ecco l’ultima strofa è rivolta al cielo. È rivolta al cielo al quale spesso anche il venerabile Blasucci guardava e questo suo pensiero, che poi costituisce il ritornello, ne è una testimonianza, perché alla fine la nostra strada è incamminata verso il cielo ed è lì che tutti questi desideri saranno pienamente compiuti. Spero e mi auguro di aver fatto un lavoro che, naturalmente, sarà sempre indegno di tale spiritualità ma che almeno possa essere fruttuoso. Io questo Inno lo regalo, come ho già spiegato a don Gerardo e a Michele Donato e come poi scriverò in una lettera ufficiale, l’ho donato alla Comunità di Ruvo e lo dono a voi perché possiate utilizzarlo e diffonderlo e anche per far conoscere la figura del venerabile Blasucci. E l’ho fatto con un gesto veramente di generosità perché, mha’… diciamo la verità, forse anche di piacere perché mi piace scrivere, mi piace comporre, e quindi l’ho fatto appunto come un gesto non solo di generosità, ma anche di piacere personale e, quindi, ve lo dono e così come ve lo dono adesso in una esecuzione che faremo con la Corale Diocesana.

E l’ultima cosa che voglio dire e che di questo Inno noi abbiamo registrato, sempre durante il periodo del lockdown, anche una versione audio in mp3 che non è in alta definizione, perché come voi ricordate bene, dovevamo fare con i telefoni, perché non ci potevano recare in uno studio d’incisone per incidere. Quindi, infatti, devo ringraziare molti della Corale che sono qui presenti per avermi dato una mano. Ci sono anche altre persone, che poi nominerò, che non fanno parte della Corale e che mi hanno dato una mano ad incidere. E quindi questa versione sarà poi disponibile credo sul sito. Fermo restando che mi auguro poi di realizzare, quando tutto questo sarà finito, una versione anche in alta qualità dove potremmo cantarlo dal vivo e, quindi, registrarlo bene. Ora come vi dicevo ve lo faremo ascoltare di nuovo, al termine appunto di questa celebrazione…”.

I membri della Corale Diocesana, quindi, su invito di padre Antonio Mario hanno preso posto al centro della Chiesa dinanzi al presbiterio e, per la seconda volta, hanno eseguito il magnifico Inno al Venerabile Domenico Blasucci. La Corale Diocesana che ha presentato ufficialmente l’Inno al Venerabile Domenico Blasucci è stata così composta, direttore: padre Antonio Mario Leva di Venosa; organista: Michela Sasso di Melfi; soprani: Mariella Evangelista di Venosa, vice direttore della Corale e membro della Commissione Diocesana di Musica Sacra; Maria Antonietta Musco di Venosa, che è anche la segretaria del Comune di Ruvo; Lorena Di Tolve di Rapolla; Concetta Scicolone di Maschito; Rosalia Costantino di Lavello; contralti: Michelina Caprarella di Melfi; Annarita Lioy di Venosa; Beatrice Asquino di Rapolla; Carmen Mongiovì di Venosa; tenori: Alfonso Cappiello di Melfi; Franco Angiulli di Atella; Tonino Savino di Melfi; bassi: Gianni Marino di Rionero, anche lui vice direttore della Corale e membro della Commissione Diocesana di Musica Sacra; Giovanni Mastrodomenico di Venosa; Elvio Russo di Lavello. Di questo incantevole Inno, come suddetto, è stata realizzata anche la registrazione audio in formato digitale Mp3, a cura di padre Antonio Mario, e nella quale hanno cantato altresì, ma non hanno potuto partecipare alla liturgia di presentazione il soprano Antonietta Dichirico di Venosa e Federica Leva, sorella di padre Antonio Mario e direttrice dell’Isernia Gospel Choir” di Colli a Volturno, in provincia di Isernia, che abbiamo avuto modo d’apprezzare attraverso un bellissimo concerto a Ruvo il 26 dicembre 2019, sempre nella Chiesa Madre, con inizio alle ore 18:30. Alla Corale Diocesana va nobilmente tributato il doppio plauso per essersi esibita con la mascherina.

A questo punto, nel protocollo della celebrazione, era prevista la consegna ufficiale a padre Antonio Mario di un “Attestato di Benemerenza e Ringraziamento” conferito alla Corale Diocesana di Melfi–Rapolla–Venosa dall’assessore alla cultura, geom. Raffaele Mira, e dal sindaco, arch. Michele Metallo, per offrire il ringraziamento della Comunità di Ruvo del Monte; don Gerardo, però, ha “dimenticato” di concedere la parola al Primo cittadino che ha dovuto espletare questa sua mansione dopo la Santa Messa, in forma privata, scusandosi per l’inconveniente con il giovane religioso.

È seguito l’intervento di padre Sabatino Maiorano che, a nome del rettore della comunità redentorista di Materdomini di Caposele, padre Davide Perdonò, ha letto il seguente messaggio:

“A nome dell’intera comunità redentorista di Materdomini, porgo i più cordiali saluti, congratulandomi e ringraziando di cuore tutti coloro che hanno voluto e organizzato questo solenne momento commemorativo in onore del ven. Domenico Blasucci. Condivido con voi l’importanza e la gioia dell’iniziativa, anche se impegni pastorali che non mi è stato possibile spostare mi hanno impedito di essere fisicamente presente.

I Redentoristi di Materdomini si sentono particolarmente legati alla figura di Domenico Blasucci. Basta ricordare che la decisione di far parte dell’Istituto Alfonsiana ha le radici proprio nelle notizie sull’attività missionaria dei Liguorini di Materdomini che Domenico ascolta, in casa di una zia, da don Lorenzo Fungaroli di Caposele. A Deliceto poi Domenico si lega con particolare patto di amicizia con san Gerardo al punto che, vedendolo un giorno particolarmente provato, gli traccia un segno di croce sul petto e Gerardo ritrova la sua abituale gioiosa serenità. In seguito Domenico trascorre gli ultimi giorni a Materdomini fino alla sua morte il 2 novembre 1752. Ora riposa accanto all’amico Gerardo nel suo santuario.

Nella locandina di questo evento avete voluto riportare il “pensare in grande” di Domenico al suo ingresso nella comunità di sant’Alfonso: «essere santo, veramente santo e rendersi tutto simile al Redentore Divino». L’amico Gerardo ne farà come un ritornello nelle sue lettere: «Animo grande, allegramente, perché, con Dio, siamo più forti di ogni difficoltà».

Credo sia quanto mai opportuno questa sera riascoltare e far nostro questo invito che ci viene di due giovani la cui vita non è stata certamente facile, ma segnata da difficoltà, fin da piccoli, e stroncata ben presto dalla tisi. È un invito alla fiducia e all’impegno solidale. Certo la pandemia sta accentuando le nostre difficoltà a tutti i livelli. Ma non possiamo, né dobbiamo lasciarci imprigionare e strumentalizzare dalla paura: sostenuto dalla certezza dell’amore di Dio, sapremo trovare risposte adeguate.

Domenico e Gerardo questo invito lo rivolgono soprattutto ai giovani come loro, ricordando la bellezza e la pienezza di una vita illuminata dal Vangelo. È lo stesso invito che Papa Francesco non si stanca di ripetere ad ognuno: «Non avere paura di puntare più in alto, di lasciarti amare e liberare da Dio. Non avere paura di lasciarti guidare dallo Spirito Santo. La santità non ti rende meno umano, perché è l’incontro della tua debolezza con la forza della grazia. In fondo, come diceva Leòn Bloy, nella vita «non c’è che una tristezza, […] quella di non essere santi» (Gaudete et exsultate, 34)”.

Questo testo, in parte modificato nella parte iniziale, è stato trascritto a “Materdomini il 16/10/2020”, nella Festa liturgica di san Gerardo Maiella, sulla pregiata carta intestata del Santuario S. Gerardo Maiella, con il logo e la dicitura “Missionari Redentoristi / Il Rettore”, nella cui parte finale si legge, ancora, “Il rettore / con la firma di P. Davide Perdonò”, a cui segue l’apposizione del “timbro ad inchiostro”, ed è stato fatto giungere a mezzo del servizio postale, a sorpresa, a Michele Donato.

Il Vescovo, dopo l’intervento di padre Sabatino, ha affermato: “Ringraziamo il Signore per questa bella celebrazione” e, subito dopo, ha offerto diversi ringraziamenti e saluti, concludendo la Celebrazione Eucaristica con la sua Benedizione.

La Corale Diocesana, quindi, per onorare la titolare della nostra Chiesa Parrocchiale, Santa Maria Assunta, ha eseguito come canto finale l’”Ave Maria” in latino, al termine del quale il presidente dell’A.C.I. di Ruvo, Michele Donato Grieco, dall’ambone ha invitato i fedeli a partecipare al successivo Momento conviviale, allestito nel piazzale esterno del Centro Sociale Polivalente, in via Gen. C.A. Dalla Chiesa. Il ricco buffet è stato offerto ed allestito da tutti i soci della locale Azione Cattolica, che hanno permesso l’ingresso a gruppi di venti persone, dopo averne misurato la temperatura e registrato il rispettivo parametro, insieme al nominativo, al numero di recapito telefonico ed alla località di provenienza, in ottemperanza al tracciamento anti Covid–19. Tra le bibite e la varietà alimentare del salato e del dolce, in buona parte preparati in casa, spiccavano due belle e gustosissime torte, prodotte dalla Pasticceria Florida di San Fele, con l’immagine del venerabile Domenico Blasucci: una riproducente il dipinto ad olio, di autore ignoto, affisso nella Chiesa Parrocchiale ed una riproducente il disegno a matita su cartoncino, il cui autore è Konrad Perathoner di Santa Cristina– Val Gardena in provincia di Bolzano, affisso nel salotto di Michele Donato. Entrambe le torte, prima di essere offerte ai commensali, sono state inizialmente tagliate dal Vescovo. Questa piccola festicciola è stata allietata da Nicola Suozzi, che ha intonato diverse musiche popolari con la sua fisarmonica ed ha eseguito vari canti del suo repertorio storico.

Hanno partecipato alla liturgia, durata circa un’ora e quaranta minuti, ed al successivo rinfresco il sindaco del Comune di Ruvo del Monte, arch. Michele Metallo, il Vicesindaco di Ruvo, Giovanni Michele Marino, il rappresentate dei dipendenti del Comune di Ruvo, Luigi Marino, ed il comandante della Polizia Locale, Vincenzo Tauriello, che per la prima volta hanno presenziato ad un evento religioso con il Gonfalone del Comune decorato con l’Onorificenza della Medaglia d’oro al Merito Civile, il comandante della Stazione dei Carabinieri di Ruvo, maresciallo capo Rocco Caccavo, la presidente diocesana dell’Azione Cattolica e presidente diocesana della Consulta delle Aggregazioni Laicali, Erminia Pantaleo di Melfi, la direttrice diocesana dell’Ufficio Catechistico, Angela Boccomino di Venosa, il coordinatore diocesano dell’Ufficio per le Confraternite, Salvatore Cappiello di Rapone, il responsabile del sito web www.domenicoblasucci.it e Presidente Parrocchiale dell’Azione Cattolica di Ruvo, Michele Donato Grieco, il vice presidente dell’ANSPI “Venerabile Domenico Blasucci” di Ruvo, Anna Lorusso, il rappresentante del Coro Parrocchiale “Venerabile Domenico Blasucci” di Ruvo, Francesca Tita, il rappresentante della Pro Loco di Ruvo, Pietro Mira, il presidente dell’Associazione degli Emigrati di Ruvo, Nicola Suozzi, il segretario di redazione del Notiziario Ruvese, Giuseppe Santomenna, il rappresentante del Museo Parrocchiale d’Arte Sacra, della Civiltà Contadina e della Memoria Storica Ruvese, Pio Giuseppe Larotonda, le presidenti dell’Azione Cattolica di Rapone, Lucia De Paola, e di San Fele, Giuliana Giallella, la rappresentante del Movimento Messaggio di Fatima di Rapone, Giuseppina Tozzi, il presidente dell’Apostolato della Preghiera di Rapone, Maria Assunta Ciampa, la rappresentante del Rinnovamento nello Spirito Santo di Atella, Chiara Pastorale, il direttore responsabile del Notiziario Ruvese nonché cittadino onorario di Ruvo, ins. Michele Traficante di Rionero in Vulture, il presidente e coordinatore del Centro Studi “Leone XIII” di Rionero, prof. Pasquale Tucciariello, le religiose stimmatine di San Fele, suor Michelina Di Criscio e suor Teresa De Stasio, e tanti fedeli provenienti anche dalla confinante Irpinia, molti dei quali non erano mai stati a Ruvo, come i due padri redentoristi che, accompagnati da Michele Donato, hanno potuto vedere anche la casa natale del Venerabile, loro confratello.

La meravigliosa vicenda terrena, umana, spirituale e culturale, del venerabile Domenico Blasucci continua ad attirare a sé gli uomini del nostro tempo, anche se lontani; sono rientrati a Ruvo per assistere a questa funzione: da Roma Mariella Blasucci, da Napoli Oreste Ciampa, consigliere emerito della sesta sezione penale della Corte Suprema di Cassazione, con la sua consorte, Giovanna Colangelo, insegnante emerita, e Lina Spedicato da Viterbo, originaria del Salento, che da circa tre anni ha “scoperto” Ruvo e si è molto affezionata alla nostra piccola comunità, impegnandosi anche a realizzare diverse iniziative.

Gli attuali sessantatre posti a sedere nella Chiesa Madre, individuati in seguito al “Protocollo circa la ripresa delle celebrazioni con il popolo” del 7 maggio 2020, sono stati elevati a centoquarantacinque, solo per questa circostanza, con l’aggiunta delle sedie in entrambe le navate, disposte da Michele Donato e da Giuseppe D’Alessio, “ma sempre nel rigoroso rispetto del distanziamento previsto dalle vigenti normi anti–covid”, ha assicurato don Gerardo. Il trasporto delle sedie dal Centro Comunità Circolo Giovanile Parrocchiale “Venerabile Domenico Blasucci” è stato reso possibile grazie ad un mezzo messo a disposizione dal Sindaco e dalla disponibilità volontaria dell’autista comunale, Giovanni Fortunato. L’aula liturgica, la sacrestia, i servizi igienici, i banchi e le sedie, in forma volontaria, sono stati accuratamente puliti e sanificati da tutte le donne dell’Azione Cattolica: Vittoria Lucia Cefola, Maria Giuseppa Di Maio, Maria Cristiano, Maria Assunta Grandone, Maria Teresa Simone, Gaetanina Maria Gentile e Amelia Squillace, del settore adulti, Mara Stia del settore giovanissimi, e Maria Ferrieri simpatizzante dell’A.C.I.. I tanti fedeli, provenienti anche dalle diverse località della Diocesi, che non sono potuti entrare in Chiesa hanno seguito, in piedi, la Celebrazione nell’adiacente piazza Mons. Giuseppe M. Ciampa (Arciprete) e nelle vicine via Alcide De Gasperi, via Francesco Crispi e via Guglielmo Marconi, grazie all’ausilio di due casse altoparlanti, messe a disposizione dall’Amministrazione Comunale. La funzione liturgica è stata, altresì, trasmessa via streaming sulle pagine di Facebook “Parrocchia Santa Maria Assunta di Ruvo del Monte” e “ProLoco Ruvo del Monte”, rispettivamente da Giuseppe D’Alessio e da Pietro Mira, ottenendo migliaia di visualizzazioni in tutto il mondo.

La redazione del Notiziario Ruvese e l’Amministrazione Comunale rivolgono un sentito ed affettuoso ringraziamento, con sensi vivi di profonda stima, a Michele Donato Grieco che ha ideato con passione questa Celebrazione, che amorevolmente l’ha curata nei minimi dettagli, a partire dall’ideazione e dall’esecuzione della locandina fino ad arrivare alla logistica, che ha tessuto con assoluta risolutezza, personalmente e telefonicamente, i contatti con i celebranti zonali, con i redentoristi, con le autorità civili, militari e religiose, con le aggregazioni laicali e con i fedeli, anche con l’invio di circa cinquecento e–mail della locandina–invito e della sua pubblicazione nel sito web, nel profilo di Facebook e nel gruppo di WhatsApp dedicati al Venerabile. Una celebrazione che ha mostrato l’autentica bellezza della Liturgia, della grazia di Dio, e che, soprattutto, ha rivelato il senso più profondo della comunione. Una celebrazione fortemente partecipata con l’attenzione e l’assoluto silenzio. Una celebrazione con tanti bellissimi gesti simbolici. Una celebrazione che ha commosso tutti, ma che ha anche fatto gioire tutti, anche con la manifestazione di vari applausi. Una celebrazione che rimarrà impressa indelebilmente nel cuore e nella mente dei nostri concittadini, vicini e lontani. Una celebrazione così intensa e con diversi concelebranti a Ruvo non la si vedeva dal 22 maggio 2008, quando il vescovo Gianfranco Todisco presiedette la Solenne Celebrazione Diocesana del Corpus Domini, seppure con la partecipazione di quasi tutto il clero della Diocesi. Una celebrazione in cui Michele Donato, in sacrestia prima dell’inizio della Santa Messa, ha chiesto al Vescovo di non essere assolutamente menzionato, perché nella funzione fosse centrale solo Gesù Cristo Redentore ed il suo servo buono e fedele Domenico Blasucci.

L’aver avuto a Ruvo la presenza della Corale Diocesana è stato qualcosa di straordinario, che ha notevolmente onorato il nostro paesello. La Corale Diocesana, infatti, a differenza di quelle parrocchiali, non canta tutte le domeniche in Chiesa, ma anima soltanto alcune delle Solenni Celebrazioni presiedute dal Vescovo, che generalmente si svolgono nella Basilica Cattedrale di Melfi. La Corale Diocesana anima annualmente la Santa Messa in onore di Sant’Alessandro, patrono di Melfi e patrono principale della Diocesi, e la Santa Messa Crismale, il Giovedì Santo; anima, altresì, la Santa Messa con l’Ordinazione Diaconale e quella con l’Ordinazione Presbiterale che, purtroppo, non sono eventi che si verificano tutti gli anni, così come anima la Santa Messa dell’Ingresso di un nuovo Vescovo in Diocesi che, contestualmente, ne prende il Possesso Canonico ed inizia il suo Ministero Pastorale ed anima, ancora, la Santa Messa per la Dedicazione e Apertura al culto di una nuova Chiesa, ma questi ultimi due sono eventi ancora più rari.

A Michele Donato abbiamo chiesto qual è stato il momento più bello della Cerimonia liturgica e la sua immediata risposta è stata questa: “Il momento più coinvolgente e toccante della Celebrazione è stato quando il tono del ritornello corale echeggiava, nella stessa Chiesa in cui il Venerabile ricevette il Sacramento del Battesimo, le medesime parole da lui pronunciate come solenne promessa per la sua professione religiosa, oltre duecentosessantanove anni prima: “Essere Santo, veramente Santo, e rendersi simile al Redentore Divino”.

L’Inno al venerabile Domenico Blasucci in formato audio Mp3, lo spartito in formato jpg, il testo con il commento, e tutti i documenti di questa celebrazione sono riportati in forma integrale nel sito web www.domenicoblasucci.it e sono visibili, in originale, anche in formato pdf.

Riportiamo i seguenti messaggi e–mail giunti prima della celebrazione a Michele Donato:

“mar 29 set alle ore 17:00 – Carissimi amici, devoti del Venerabile Domenico Blasucci,

a voi tutti il mio personale plauso per l’impegno che mettete, con molte iniziative, nel mantenere viva la memoria del nostro Venerabile e tenera accesa la speranza di vederlo onorato con la gloria degli altari, dopo essere stato in terra un modello di santità consacrata a Dio.

Il Venerabile Domenico Blasucci già nella sua vita suscitò ammirazione e alla sua morte i Superiori non esitarono ad additarlo ai suoi compagni quale modello da imitare.

Riporto alcune parole di S. Alfonso a riguardo:

1. Fratelli miei, in questa vita, che ci resta, o poco, o molto, il che non sappiamo, facciamoci santi, ed amiamo Gesù Cristo assai, perché se lo merita, e specialmente da noi, avendoci amati più degli altri. In poco tempo ci sono morti tre giovani, Muscarelli, Blasucci, e Zabatti. Facciamoci santi. Amiamo un Dio morto per nostro amore. Ravviviamo la fede, che pochi giorni ci spetta a stare su queste pietre, e poi ci tocca l’Eternità.

Ora non dobbiamo più vivere per noi o per il Mondo, ma solo per Dio, solo per l’Eternità, e per farci santi. E perciò offriamoci sempre a Gesù Cristo, acciocché faccia di noi quel, che vuole, e preghiamo sempre Maria SS. che ci ottenga il gran tesoro dell’amore di Gesù Cristo.

2. (Riferendosi a Blasucci) – Padri, e fratelli miei, vi dico, che la vita nostra deve essere una continua orazione; ognuno di noi deve avere gran desiderio di farsi grande nell’orazione; ed invece di lasciarla, ognuno deve cercare di rubare qualche poco di tempo per fare orazione. Così hanno fatto i santi, e così faceva il nostro fratello defunto”.

3. Più che il sapere Alfonso ricercava nei Chierici santità ed amore verso Gesù Cristo. – “La vera sapienza è saper solo Gesù Cristo. A che serve la scienza, se non è indirizzata per cercar Iddio. Possiamo dire con sincerità, che il nostro fratello Blasucci già defunto ha avuto la vera scienza, mentre in tutte le cose sue non cercava che solo Iddio, e perciò, come tutti sapete, ha fatto una morte da santo”.

(Tannoia, Della vita ed istituto del venerabile Servo di Dio Alfonso Maria Liguori, passim).

AUGURI per il prossimo appuntamento col nostro Venerabile.

P. Salvatore Brugnano, redentorista”.

“ven 2 ott alle ore 15:46 – Carissimo,

chi con risolutezza, decisione si incammina verso la santità, nella consapevolezza della propria fragilità, non teme nulla, perché sa che questo è il traguardo da raggiungere. È ciò che ha vissuto il nostro giovane Domenico Blasucci come consacrato nella famiglia Redentorista fondata da S. Alfonso e di un suo conterraneo, S. Gerardo Maiella: intimi amici in terra e in cielo.

È l’augurio che ogni cristiano reciprocamente si deve rivolgere, scambiare: quello di avere come obiettivo nella vita il traguardo della santità!

La preghiera reciproca ci sostenga.

P. Filippo M. CSsR”.

Riportiamo la lettera di monsignor Rocco Talucci a don Gerardo e alla Comunità:

Logo arcivescovile / ROCCO TALUCCI / Arcivescovo Emerito di Brindisi–Ostuni

“Al Rev.do Parroco / Don Gerardo Gugliotta / e alla Comunità parrocchiale di RUVO DEL MONTE

Carissimi,

non mi è stato possibile partecipare alla solenne concelebrazione, presieduta dal Vescovo diocesano, il giorno 03 ottobre 2020 nella vostra Chiesa Madre. Sento però il desiderio di esprimere il mio compiacimento per la presentazione ufficiale dell’Inno in onore del Ven. Domenico Blasucci, composto e musicato dal Rev.do P. Antonio Levi.

Il testo, biblicamente ricco, ha un titolo – “Essere Santi” – che invita alla conformazione a Cristo Redentore, come si addice al ricordo di un giovane Religioso Redentorista.

Invito la Comunità di Ruvo del Monte, in comunione di spirito con la Congregazione che ne cura la postulazione, ad essere viva e costante nella preghiera e nella vita cristiana per ottenere dal Signore il dono della Beatificazione.

In comunione con il Vescovo, Mons. Ciro Fanelli, saluto e benedico di cuore.

Venosa 7 ottobre, festa del Rosario, 2020

Firmato + Rocco Talucci Arcivescovo”.


 

 

 

Copyright © 2011 Venerabile Domenico Blasucci ®. Tutti i diritti sono riservati.

Ferrieri web